sabato 22 marzo 2008

Vorompatra - Gli uccelli elefante



Gli uccelli elefante (Aepyornis) sono un genere di uccelli giganteschi vissuti in Madagascar. Si ritiene che fossero i più grandi uccelli mai esistiti. Potevano misurare fino a 3 m e più d'altezza, per un peso di oltre mezza tonnellata. Le loro uova avevano una circonferenza di oltre un metro ed una lunghezza di più di 35 cm; il loro volume era circa 160 volte quello di un uovo di gallina. Si ritiene che l'espressione "uccello elefante" derivi dal Milione di Marco Polo che parlando del Madagascar riferiva:

«
Dicommi certi, che v'ha uccelli grifoni, e questi uccelli apariscono certa parte dell'anno; ma non sono così fatti come si dice di qua, cioè mezzo uccello e mezzo leone, ma sono fatti come aguglie e sono grandi com'io vi dirò. È pigliano lo leonfante, e portalo suso nell'àiere, e poscia il lasciano cadere, e quegli si disfà tutto, e poscia si pasce sopra di lui. Ancora dicono, coloro che gli hanno veduti, che l'alie loro sono sì grande che cuoprono venti passi, e le penne sono lunghe dodici passi »

Gli Aepyornis furono molto probabilmente osservati dagli Arabi (che intrattenevano rapporti con le dinastie reali malgascie), e potrebbero essere correlati al mito del Roc (o alle sue evoluzioni più recenti). In malgascio, questi animali venivano chiamati Vorompatra, uccelli degli "Ampatri", un toponimo che identificava l'attuale regione di Androy, nel sud dell'isola. Non essendo stati ritrovati resti fossili di foresta pluviale in Madagascar, non si può dire con certezza se questi animali amassero (come i casuari) vivere nelle foreste, o se invece (come struzzi, emù e nandù) amassero gli spazi aperti. L'esistenza di frutti con endocarpo spesso e liscio (come quelli della palma Voanioala gerardii), o con colori rosso-violacei (come quelli della Ravenea louvelii e della Satranala decussilvae) darebbero per buona la prima ipotesi; infatti, un'endocarpo liscio e spesso non ferirebbe l'esofago di un'eventuale uccello che se ne cibi, né verrebbe danneggiato dai suoi succhi gastrici. Di colore rosso-bluastro, invece, sono anche i frutti di alcune specie di palma di cui si nutrono i casuari.

Come i loro parenti ancora viventi, gli Aepyornis erano inadatti al volo, ma le loro ossa non avevano midollo. Siccome il Madagascar si staccò dal continente africano tempo prima della nascita dei ratiti, si pensa che gli Aepyornis abbiano perso la capacità di volare e raggiunto dimensioni enormi in situ, per un fenomeno di gigantismo insulare; questi animali cominciarono probabilmente a differenziarsi dallo struzzo 85 milioni di anni fa, quando il Gondwana era unito da un'istmo all'isola. Tuttavia, il DNA mitocondriale dei resti di quest'animale non è ancora stato sequenziato ed analizzato, quindi al riguardo vi possono essere solo ipotesi. Il ritrovamento di presunti fossili appartenenti ad Aepyornithidae sulle Isole Canarie orientali hanno ulteriormente infittito il mistero; queste isole, infatti, si erano già staccate dall'Africa quando gli uccelli elefante avrebbero potuto raggiungerle. Durante le ere glaciali, con l'abbassamento del livello del mare, si sarebbe potuto sviluppare un istmo di terra fra Lanzarote e la costa africana, che avrebbe potuto consentire a questi grandi uccelli inadatti al volo di raggiungere le isole. In ogni caso, non si ha notizia dell'evoluzione degli Aepyornis in ambienti al di fuori del Madagascar, quindi si ritiene che i frammenti di uova ritrovati alle Canarie siano appartenuti a grandi uccelli nordafricani ormai estinti, che avrebbero potuto addirittura non essere nemmeno ratiti (Eremopezus, Psammornis, o addirittura dei Pelagornithidae).

Si è sempre ritenuto che l'estinzione di questi animali sia stata causata da fattori umani, poiché essi erano un tempo diffusi su tutta l'isola, ed ovunque abbastanza comuni. Ricerche recenti hanno scoperto numerosi frammenti di uova di Aepyornis fra le ceneri di fuochi preistorici, segno che tali uova venivano utilizzate come cibo per intere famiglie: non si sa, tuttavia, se anche gli adulti venissero predati, o se su di essi vigesse un tabù ("fady") anche se, dalle analisi su alcuni resti fossili, sono stati rilevati segni di chiari segni di macellazione. La data certa dell'estinzione di questi grossi uccelli è incerta, e per ricavarla non si può fare conto sul folklore locale, nel quale le storie su questi animali si sono propagate per secoli dopo la loro scomparsa. Oltre alla caccia da parte dell'uomo, all'estinzione di questi colossi avrebbero potuto contribuire le malattie portate dagli uccelli introdotti dall'Africa, come faraone e polli ed i cambiamenti climatici in atto, come la progressiva perdita di umidità del Madagascar nell'Olocene.

Quattro sono le specie attualmente ascritte al genere:

  • Aepyornis hildebrandti, Burckhardt, 1893 (=Aepyornis mulleri, Milne-Edwards & Grandidier, 1894)
  • Aepyornis gracilis (Monnier, 1913)
  • Aepyornis medius, Milne-Edwards & Grandidier, 1866 (=Aepyornis grandidieri, Rowley, 1867; Aepyornis cursor, Milne-Edwards & Grandidier, 1894; Aepyornis lentus, Milne-Edwards & Grandidier, 1894)
  • Aepyornis maximus, Geoffroy-Saint-Hilaire, 1851 (=Aepyornis modestus, Milne-Edwards & Grandidier, 1869; Aepyornis ingens, Milne-Edwards & Grandidier, 1894; Aepyornis titan, Andrews, 1894)

La validità di queste specie è ancora in fase di discussione, in quanto alcuni autori vorrebbero l'unificazione di tutte le specie a sottospecie di Aepyornis maximus. Altri uccelli elefante sono quelli appartenenti al genere Mullerornis, anch'essi estinti.



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